EAV – Ente Autonomo Volturno

L’ Ente Autonomo Volturno (EAV), fu istituito con la Legge 8 luglio 1904, n. 351 (da art.18 ad art. 28), recante Provvedimenti per il risorgimento economico della città di Napoli.
Si trattava di un prototipo di ente pubblico economico, a metà strada fra un’impresa municipalizzata e un ente governativo periferico, al quale fu affidata la “mission” di trasformare i 16.000 cavalli vapore ricavabili della forza idraulica delle acque delle sorgenti del Volturno in energia elettrica, condurla a Napoli per distribuirla alle industrie che allora si andavano istallando a oriente e ad occidente della città. Ciò si rendeva necessario anche per calmierare i prezzi del mercato elettrico, dominato da un trust di imprese private, e consentire così il decollo industriale della metropoli meridionale, risolvere i gravi problemi di sottosviluppo e d’arretramento economico e sociale che affliggevano la città dall’indomani dell’unità d’Italia, e consentire alla sua popolazione di avviarsi verso un nuovo destino, quello industriale.
L’EAV si trovò sin dall’inizio ad operare in concorrenza diretta con agguerrite società elettriche private, la Società Generale di Illuminazione (SGI) e la Società Generale Napoletana per Imprese Elettriche (SNIE), già presenti a Napoli. Esse avversarono fortemente la costituzione dell’EAV destinato ad operare per legge sullo stesso territorio comunale. La lotta al “Volturno” fu portata avanti senza esclusione di colpi, perché con un simile concorrente non si poteva venire a patti: occorreva necessariamente provocarne, se non l’eliminazione, almeno il fallimento dei fini istituzionali, pena il drastico ridimensionamento del loro potere di mercato, la forte riduzione dei profitti e forse la loro stessa esistenza. All’azione di disturbo della SGI e della SNIE si aggiunse quella molto più architettata della Società Meridionale di Elettricità (SME) che perseguiva con forza il suo disegno egemonico di monopolizzare l’attività di produzione elettrica nell’intero meridione d’Italia. Ciò non di meno, il “Volturno” riuscì a compiere la sua mission e quando, completata la costruzione degli impianti idrolettrici di Capo Volturno, l’elettrodotto e la centrale ricevitrice di Napoli, il 6 gennaio 1916 fu in grado di erogare il suo primo kWh, il costo della forza motrice a Napoli si dimezzò e quello dell’energia per gli usi civili subì una forte riduzione.
Ma l’EAV non operò solo nel settore elettrico al quale fu originariamente destinato. Dopo il primo decennio di attività elettrica, infatti, cercò di affermarsi anche nel campo dei trasporti pubblici. Sviluppò alcuni progetti speciali per la città di Napoli, tra cui l’impianto dell’ora unica. Profuse molte delle sue energie nella gestione dell’azienda autofilotramviaria comunale prima, e nell’acquisto e potenziamento della ferrovia Cumana e costruzione della Circumflegrea, poi. Ciò, se da un lato lo porterà a trascurare l’attività elettrica al punto da trovarsi all’epoca della nazionalizzazione in condizione di non poter ottenere la concessione dall’ENEL per continuare ad operare nel settore elettrico, dall’altro gli permise di sopravvivere per un altro terzo di secolo.